Addio po’, lunga vita al pò!
Scritto da Riccardo il 5 ottobre 2009
Ebbene sì, mi sono deciso, irrevocabilmente, a dare il definitivo addio al po’, e a dare un caloroso benvenuto al nuovo re delle “quantificazioni parziali”(?), il pò.
Ebbene sì. Dapprima commentatori (di blog) dall’italiano incerto. Poi postatori (sempre di blog) più smaliziati. Non parliamo dei facebookari. E allora si è cominciato ad insinuare in me un dubbio. Che io sia fuori dal main stream di come si scrive quello che si scrive. Si, insomma: lo sappiamo tutti che si scriverebbe po’ e non pò, ma che strazio, un carattere in più (qui si inserirebbe il discorso smessaggiatori e twitteratori)… e quindi scriviamo pò, e basta. E poi: vuoi fare il pedante, come quelli che ti correggono quando dici ha piovuto invece di è piovuto? Vuoi dimostrare che hai fatto le scuole medie? Sono dell’obbligo, le abbiamo fatte tutti, e lo sappiamo che si direbbe è e non ha, ma non ne abbiamo voglia, chiaro?
Ma al po’ l’addio definitivo, come al solito fuori tempo massimo, l’ho dato solo ieri. Quando nelle prime righe dell’articolo di Curzio Maltese (Curzio Maltese!) su La Repubblica di ieri, il pò si è avventato contro i miei occhi. Sarà stato Curzio? Sarà stato un giovane di Repubblica?
Poco importa. Addio po’. Lunga vita al pò!
No, assolutissimamente NO! Sono ferma su questa mia decisione. Probabilmente anche ci ha scritto il post succitato non transigerà infatti l'etichetta del post è "ironicamente". Mi aspetto da voi conforto.
A chi vuole approfondire l'argomento vi lascio questi link:
la risposta di Giorgio de Rienzo del "Il Corriere"
dalla trasmissione "Le Iene" di un anno fa
Se avete altri esempi segnalatemeli: li aggiungerò alla lista!
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